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CLEMENTINO
MEA CULPA SUMMER TOUR 2014
La profezia di Clementino, lâalieno del rap italiano
Clemente Maccaro, da Camposano di Nola, classe 1982: per Wikipedia è una delle personalità nate nel paesino napoletano, per la generazione 2.1 è semplicemente lâalieno del rap italiano. Clementino è solo uno degli alias con cui si è imposto sul fronte dellâhip hop. Chiamatelo I.E.N.A. o chiamatelo âRapstarâ, come lâha incoronato uno che se ne intende (Fabri Fibra), ma non confondetelo con il mucchio selvaggio dellâhip hop nazionale, che frequenta con orgoglio, successo e divertimento, ma di cui non condivide il machismo esasperato, il vizio di prendersi troppo sul serio, la finzione da balordo di strada: viene da posti dove il ghetto fa paura davvero ed ha scelto il suo mestiere anche per dimostrare, non solo a se stesso, che un microfono acceso e ben usato può essere una maniera per fuggire dalle terre di Gomorra. La sua profezia è un pensiero positivo: si può fare, se ci credi, se ci lavori sodo, se lotti con i denti per quello in cui credi.
Ha esordito con âNapolimanicomioâ, ha messo nel suo nuovo disco una strofa sul pezzo di hashish perso sul palco dellâAriston al fianco degli Almamegretta. Star assoluta del free style (non câè nessuno che possa dire di averlo battuto da quando, nel 2004, ha vinto il âTecniche Perfetteâ, se si esclude Ensi, che ci è riuscito una volta sola) , vincitore del neonato Music Summer Festival di Canale 5, si dice I.E.N.A. che sta per Io E Nessun Altro, ma poi agli acronimi sbruffoni preferisce il nomignolo con cui lo chiamavano da ragazzo, ai gangsta rapper del Bronx, anche di quello vesuviano, preferisce Troisi. Con cui si è tolto lo sfizio di misurarsi quando ha portato in teatro âChe ora èâ, adattamento del film di Ettore Scola con il grande Massimo, diretto per la scena da Pino Quartullo.
Attore, quindi, oltre che rapper, animale da palcoscenico capace di ibridare il proprio linguaggio con i colleghi più tosti (Marracash, âNto), ma anche quelli più pop come Moreno (nel brano âPassa il microfonoâ), di passare dalla veracità melodica di Gigi Finizio a Jovanotti per cui è âuno dei nuovi cantautori più interessanti che abbiamoâ, dalla platea militante dei 99 Posse al Celentano rap di âIl ragazzo della via Gluckâ che lâha portato, come già ricordato prima, a Sanremo con Raiz & Company. E, ancora, dai Negrita a Meg.
Unico mc newpolitano capace di non perdere ironia e furore ritmico passando dal dialetto alla lingua italiana, con ââOâ Vientââ ha fatto un miracolo, anzi due: il videoclip si è fatto spazio su Mtv ed ha trainato fino al quarto posto della hit parade lâalbum âMea culpaâ.
Ai tempi dei Videomind, la più importante delle crew di cui è disseminata la sua già lunga carriera, dal vivo metteva in scena la sfida a se stesso, Clementino contro I.E.N.A. White, straordinario campionario di autodissing che la dice lunga sul suo stile, sul suo humour, la sua capacità di non prendersi sul serio. Spararime portentoso e ironico, è polemico quando serve: âGuarda che radio/ non passa roba troppo napoletana/ dovrei scrivere in lingua italiana/ mi dicevano che in Rai/ non sarei entrato maiâ. âDevi scrivere nuovi testiâ è incipit e frase chiave di âMea culpaâ, nei suoi testi oggi ci sono il pianeta rap e il Malpaese Italia, Saviano e Impastato, i Doors e lo showbiz, le periferie degradate e la felicità dei numeri primi (ma anche ultimi). Sa essere antagonista ma anche mainstream, come dimostrano brani come âPianoforte a velaâ e âChe hitâ. Ha portato lâunderground in tv, ma il suo underground, che è, insieme, una rima tagliente, un ritmo ossessivo e un sorriso beffardo. Da alieno del rap italiano.
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